I Medi e la caduta di babilonemodifica
I Medi vennero alla ribalta nel 612 a.C. quando si unirono ai babilonesi per rovesciare l’Assiria. Poco si sa su di loro, ma erano forse una potenza significativa in Medio Oriente per diversi decenni successivi. La caduta del loro impero è registrata in un’iscrizione babilonese del 553 a.C. circa (un secondo rapporto colloca l’evento nel 550 a. C.) riportando che il re mediano è stato conquistato da “Ciro, re di Anshan”, nell’Iran sud-occidentale: questa è la prima apparizione di Ciro nel resoconto storico e l’inizio della rapida ascesa dei Persiani.
Dopo aver esteso il suo impero dal Mediterraneo all’Asia centrale, Ciro rivolse la sua attenzione a Babilonia. Le più importanti fonti antiche per la sua conquista di Babilonia, la Cronaca di Nabonide (Nabonide è stato l’ultimo re Babilonese, e Baldassarre, che è descritto come il re di Babilonia, il Libro di Daniele, che era suo figlio, e il principe ereditario), il Cilindro di Ciro, e il Versetto Conto di Nabonide—che, nonostante il nome, è stato commissionato da Ciro.
La campagna babilonese di Ciro iniziò nel 539 a.C., anche se presumibilmente ci furono tensioni precedenti. Il 10 ottobre Ciro vinse una battaglia a Opis, aprendo la strada a Babilonia, e il 12 ottobre “Ugbaru, governatore del distretto di Gutium, e l’esercito di Ciro entrarono a Babilonia senza battaglia” (Cronaca babilonese). Ugbaru è presumibilmente la stessa persona del Gorbyras menzionato dallo storico greco Senofonte, un governatore provinciale babilonese che passò al lato persiano. Ciro fece il suo ingresso in città pochi giorni dopo; Nabonidus fu catturato e la sua vita risparmiata, ma non si sa nulla della sorte di Baldassarre.
Storicità del Libro di DanielEdit
Il Libro di Daniele non è considerato dagli studiosi come una guida affidabile alla storia. L’ampio consenso è che Daniele non è mai esistito, e che l’autore sembra aver preso il nome da un eroe leggendario del lontano passato menzionato nel Libro di Ezechiele. Il libro che porta il suo nome è un’apocalisse, non un libro di profezia, e il suo contenuto forma un’allusione criptica alla persecuzione degli ebrei da parte del re siriano Antioco IV Epifane (regnò 175-164 AC). Vi è un ampio accordo sul fatto che le storie che compongono i capitoli 1-6 sono leggendarie nel carattere, e che le visioni dei capitoli 7-12 sono stati aggiunti durante la persecuzione di Antioco, il libro stesso in fase di completamento subito dopo il 164 AC.
Daniele 5 e Daniele 6 appartengono ai racconti popolari che compongono la prima metà del libro. Il linguaggio di Daniele 5 (“Festa di Baldassarre”), per esempio, segue antiche convenzioni del Vicino Oriente che sono in alcuni casi proprio quelli utilizzati in Daniele. Daniele 6 (“Daniele nella fossa dei Leoni”) è basato sul classico Babilonese fiaba Ludlul-bel-nemeqi, raccontando di un cortigiano che soffre di vergogna per mano di nemici malvagi, ma alla fine viene restaurato grazie all’intervento di un gentilmente di dio (nella storia di Daniele, questo è il Dio di Israele): in Babilonese originale la “fossa dei leoni” è una metafora umana avversari in tribunale, ma il racconto biblico ha trasformato il metaforico lions in veri e propri animali.
In Daniele 9, Daniele, riflettendo sul significato della profezia di Geremia secondo cui Gerusalemme sarebbe rimasta desolata per settant’anni, viene detto dall’angelo Gabriele che i 70 anni dovrebbero essere considerati settanta settimane (letteralmente “sette”) di anni. Versetto 1 imposta il tempo della visione di Daniele come il “primo anno di Dario figlio di Assuero, per nascita un Mede”, ma nessun Dario è noto alla storia, né può alcun re di Babilonia essere collocato tra le figure storiche genuine di Baldassarre e Ciro.